Dall’Honduras in Italia sotto la guida e la protezione di San Vincenzo de’ Paoli
San Vincenzo de Paoli è una delle figure più rappresentative del cattolicesimo in quanto 400 anni fa ha deciso di dedicare la sua vita ai poveri lasciando un’eredità che dura fino ai giorni nostri e che si è diffusa in tutto il mondo. Una delle opere più grandi, che a lui fanno capo, è la Congregazione della Missione, anche chiamata Paull Missionaries.
Tale congregazione è venuta in Honduras poco più di 100 anni fa fondando una Missione il cui lavoro si è concentrato soprattutto nell’aiutare le persone con risorse limitate. San Pedro Sula, nostro luogo d’origine, con un milione di abitanti, è il secondo centro urbano dell’Honduras per numero di popolazione ed è la terza città più violenta al mondo ( 112 morti ogni 100.000 abitanti). In Honduras il tasso di povertà è del 60% e riguarda gente che vive con meno di un dollaro al giorno. Secondo l’Igarapè Institute (https//igarape.org.br/en), un gruppo di ricerca che analizza la presenza di violenza sul’intero pianeta, sono state uccise due milioni e mezzo di persone nell’ambito dell’ondata omicida che affligge l’America Latina e i Caraibi dall’inizio di questo secolo. In questa parte del mondo, pur essendoci l’8% della popolazione globale, si registra il 38% degli omicidi. In solo 7 paesi dell’America Latina (Brasile, Colombia, Honduras, El Salvador, Guatemala, Messico e Venezuela) la violenza ha causato la morte di un numero di persone maggiore rispetto a quelle decedute nelle guerre in Afghanistan, Iraq, Siria e Yemen. Tale violenza è ancora più sorprendente considerando il fatto che le brutali guerre civili e le dittature militari che un tempo dominavano l’America latina sono finite, in molti casi, decenni fa. Molti di questi Stati, pur avendo progredito velocemente sulla strada della democrazia, continuano a raggiungere numeri sbalorditivi di omicidi. Si verificano in diversi modi: morti causate dall’eccessivo uso della forza da parte dello Stato, dall’incessante dilagare della droga e dal traffico di armi con gli Stati Uniti, dai numerosi femminicidi dovuti alla disuguaglianza di genere. Quasi tutti i reati sono coperti da un clima di impunità che in alcuni paesi lascia irrisolto oltre il 95 % degli omicidi. Lo Stato approva il fenomeno perchè i governi sono corrotti e non hanno la volontà politica di difendere lo stato di diritto, consentendo alle reti criminali di determinare la vita di milioni di persone. Tutto ciò rende vitale l’aiuto della Chiesa per molte famiglie. Numerose scuole e ospedali della Missione contribuiscono allo sviluppo di aree marginali. La Missione non si preoccupa solo di aiutare materialmente la comunità ma anche di educarla religiosamente e professionalmente. Grazie alla sua opera diverse generazioni hanno compreso il valore del saper dare e del vivere per servire.
Io, Andrè, e mio fratello, Sebastian, in Honduras facevamo parte della Parrocchia di San Vicente de Paúl che ha svolto, in più di mezzo secolo, un grande lavoro sociale. Abbiamo ricevuto l’istruzione scolastica nella scuola parrocchiale fino al conseguimento del diploma, poi ci siamo iscritti all’Università seguendo i corsi di Informatica e Giornalismo, interrotti per rifugiarci in Italia e ricongiungerci a nostra madre che era qui da diversi anni. Siamo arrivati a Martina Franca, cittadina della Puglia in provincia di Taranto con 45 mila abitanti, situata a 10 mila chilometri da casa nostra. San Vincenzo ci ha aiutati e protetti non solo nella nostra terra ma anche in Italia perchè le prime a stringerci la mano, quando stavamo iniziando la nostra nuova vita in un altro continente, sono state due socie del Gruppo di Volontariato Vincenziano di Martina Franca, le professoresse Mina Biancofiore e Anna Magli. Presso la Casa del Volontariato, dove si trova la sede della loro associazione e di molti altri gruppi, hanno insegnato a noi che parlavamo spagnolo, mediante due incontri settimanali, l’uso della lingua italiana. Abbiamo messo a confronto le nostre diverse culture e ci siamo arricchiti reciprocamente. All’aiuto prestatoci da queste due professoresse si è aggiunto successivamente quello di Domenico Modista, giovane volontario vincenziano. Da lui abbiamo appreso il profondo senso di appartenenza sociale, l’importanza dell’impegno ecclesiale, il ruolo di cultore delle arti, entrando così nel vivo della cultura locale ed europea. È nato tra di noi un forte legame di amicizia che ci ha portato a condividere diverse esperienze: ci siamo inseriti nel gruppo giovani dell’Azione Cattolica della Parrocchia di Sant’Antonio, abbiamo trascorso insieme alcune serate in pizzeria festeggiando i nostri onomastici, siamo andati un giorno a visitare la città di Napoli. Avendo acquisito una conoscenza basilare dell’italiano ed essendo nel frattempo pervenuta la documentazione relativa ai nostri titoli di studio dall’Honduras, abbiamo potuto perseguire il nostro sogno di continuare a studiare. Ci siamo iscritti , col sostegno del G.V.V., al terzo anno del corso serale dell’I.T.I.S. “Majorana” di Martina Franca per conseguire un titolo di studio riconosciuto in Italia sperando di trovare un lavoro e di continuare i nostri corsi di laurea interrotti.
Da immigrati guardiamo con grande preoccupazione a quanto sta succedendo in alcuni settori della società perchè si sta creando un clima di rifiuto nei confronti dell’immigrazione. Siamo, però, fiduciosi e anche molto orgogliosi di essere con i vincenziani perché sappiamo che, dove ci sono dei vincenziani, i meno fortunati saranno sempre aiutati, indipendentemente dal loro sesso, dalla loro nazionalità, razza o credenza religiosa.
Sappiamo tutti che proviamo una certa umiliazione quando abbiamo bisogno di ricevere, proprio come avvertiamo una certa arroganza quando possiamo dare. Ma a ben pensarci le cose di cui spesso ci lamentiamo a volte diventano le nostre più grandi benedizioni:
Cosa c’è di peggio che essere troppo occupati?
Non avere niente da fare.
Cosa c’è di più doloroso del dover condividere qualcosa che abbiamo?
Non avere nulla da condividere.
Cosa c’è di più fastidioso del dover alzarsi dal letto per curare qualcuno che ha bisogno?
Essere noi che siamo nel letto.
Concludendo non ci resta che congratularci con la famiglia vincenziana e continuare a dare amore e tenerezza agli altri come ha fatto il “nostro” fondatore.
Sebastian e Andrè Fajardo